Il puzzle di Dio, di Costantini e Falcone. Il libro giallo della mia Rainbow Reading Challenge

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Buongiorno Libricini!
Cosa state leggendo di bello?
Come al solito, io sono indietrissimo con le recensioni, e potrei pure non dirvelo che tanto a voi non cambia nulla, ma cercherò di recuperare quanto prima, anche perché sto leggendo un libro meraviglioso e devo cominciare un’anteprima paurosa, quindi devo darmi assolutamente una mossa!
Cominciamo, che è meglio!

Un antico messaggio custodito negli Archivi vaticani.
Un genio della decrittazione che muore in circostanze misteriose.
Gigantesche tessere di un mosaico vecchio di milioni di anni sparse in tutto il mondo e tre diversi servizi segreti a cercare di ricomporlo per comprenderne il significato. E usarne il potere.

Un alfabeto sorto alle origini dell’umanità e custodito da generazioni di donne, in attesa della rivelazione finale.
Una storia d’amore tra due ragazzi costretti, dal giudizio e dal pregiudizio, ad allontanarsi da radici, famiglia e affetti per vivere la loro omosessualità.
In un viaggio convulso tra Roma, Nepal, Marocco e Torino lo scontro tra ricerca della verità, desiderio di accettazione, rinuncia al libero arbitrio, tradimento e vendetta. Mentre un mistero scandisce il conto alla rovescia verso un disastro che potrebbe avere conseguenze planetarie.

Immagine presa da qui

La trama mi aveva attirato parecchio perché adoro i romanzi dove i protagonisti girano in lungo e in largo il mondo alla ricerca di qualcosa d’importante, tipo i libri di Matthew Reilly o quelli di Carlo Santi – lui lo conoscerete quando mi deciderò a rileggere una sua serie meravigliosa sempre in tema di ricerche e Dio- che sono pieni di azione, domande, paesaggi stupendi e avventure.
Tutte cose che qui, purtroppo, non ho trovato.
Non l’ho letto tutto questo romanzo perché il ritmo era davvero lentissimo, tanto che, a volte mi costringevo ad andare avanti sperando che ci fosse qualcosa di notevole, prima o poi.
Non è stato così.
Sono arrivata alla metà del libro e ho gettato la spugna.
Troppi personaggi in ballo, troppi nomi, troppe descrizioni inutili alla trama e alla storia, troppi pensieri dei personaggi. Insomma, c’erano troppe cose e, in alcuni casi, erano pure dati errati.
Capisco alla perfezione che, magari, scrivere questo genere di romanzi d’avventura sia difficile ma non per questo le ricerche, le ambientazioni, i personaggi, devono essere meno accurati. Anzi, proprio per questo si dovrebbero avere le idee ben chiare su tutto!
Andiamo con ordine e vi spiego per bene perché non ho finito di leggere questo romanzo.
La trama era interessante e sembrava anche parecchio ingarbugliata, esattamente come piace a me.
No.
Viene sviluppata in modo fin troppo lineare con qualche incursione su nuovi personaggi che non fanno altro che rallentare ulteriormente il ritmo di lettura.
Fin da subito vengono dati fin troppi dati, descrizioni e particolari che non servono a nulla se non a confondere il lettore che pensa subito che siano importanti quando non è così.
Da subito ci sono troppi personaggi di cui non viene chiarito il ruolo se non più avanti, costringendoci a cercare di ricordare dove lo avevamo già visto e perché.
Le descrizioni, poi, sono talmente dettagliate da essere lunghissime e non necessarie. Capisco la voglia di far “vedere” al lettore quello che si ha in mente fin nel più piccolo granello di sabbia, ma qui si esagera alla grande. Le descrizioni ambientali sono troppo lunghe e mi hanno distolto più di una volta dalla trama, costringendomi a tornare indietro e poi saltare a pié pari la descrizione. Al contrario, le descrizioni riservate ai personaggi quasi non ci sono. Vengono abbozzati, giusto un pochino, e basta. Qui sarebbero servite le descrizioni, così da farci immaginare per bene i personaggi e distinguerli l’uno dall’altro e invece no, non viene fatto. Ci sono tantissimi personaggi e tutti vengono abbozzati, giusto qualche dettaglio che si va a perdere nella marea di tutti i nomi che ci sono. È una delle cose che ho odiato di più di tutto. Avevo una difficoltà pazzesca a capire chi era chi e di che fazione faceva parte. Non riesco a capire perché le autrici fossero più attirate dalle descrizioni ambientali invece di descrivere per bene i personaggi principali, così da aiutare il lettore a districarsi nella marea di umani che compaiono – e io ne ho letto solo la metà, non oso immaginare quanti personaggi ci sono nella seconda metà del libro- così da non perdersi e, magari, affezionarsi a qualcuno di essi.
Torniamo alla trama.
Ha un potenziale incredibile eppure, nella prima metà del libro, viene sviluppata in modo talmente lineare che i presunti colpi di scena non li ho trovati. Mi è sembrato tutto uguale, tutto semplice e tranquillo. Come andare dal punto A al punto B in linea retta nonostante le piccole deviazioni. Nulla è stato davvero eclatante, per non parlare del fatto che, nel mezzo di una ricerca, le autrici staccano per andare a vedere cosa fanno e dicono una coppia di ragazzi gay – su questo scriverei un post a parte perché, sinceramente, mi ha fatto venire un nervoso immenso uno di questi due personaggi che lo avrei preso a schiaffi- di cui, fino alla metà del libro, non ho capito la funzione, visto che non si sa per niente perché stiamo seguendo questi due ragazzi.

Insomma, questo romanzo aveva tantissimo potenziale ma, purtroppo, le autrici non sono riuscite nell’intento e lo hanno reso lento e prevedibile.
Capisco che possa essere difficile scrivere un romanzo così articolato e con così tante ricerche ma se devi farlo perché hai l’idea, almeno fai delle ricerche molto approfondite, vedi cosa funziona e cosa no e non esagerare con le descrizioni ambientali, che appesantiscono sempre qualsiasi tipo di scrittura.
Sarebbe potuta essere una bellissima lettura, invece mi ha lasciato parecchio amaro in bocca e l’ho dovuta lasciare perché troppo lenta.





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