
Sì sì sì sì!
Ci siamo quasi, manca pochissimo e torneremo nel mondo de L’Agenzia! Non vedo assolutamente l’ora!
Dal 7 marzo sarà disponibile alla vendita ma, visto che amazon è buono, è già attivo il pre-order!
Non siete felici? Non sprizzate gioia da tutti i pori? Non state saltellando in giro come delle fangirl di tredici anni?
Beh, io lo sto facendo anche per voi, quindi non preoccupatevi!
Ora passiamo ai link utili e alla trama, così non sproloquio poi così tanto!

La cosa interessante dell’Agenzia, nonostante non esista e nessuno sappia cosa sia, è che ha le stesse dinamiche di un qualsiasi ufficio del mondo. Tutto nasce, cresce e muore nell’Agenzia, dalla carriera alle amicizie. E anche le relazioni.
Marco Vianello è il Capo della Sicurezza della serenissima Agenzia Venezia ed è alle prese con il suo particolare rituale di corteggiamento per il Capo Chimico Sebastiano Zanet, fatto di caramelle al miele.
Tra le calli di Venezia, passeggiate sul ponte killer Calatrava, strani alberghi diurni spuntati dal niente e vecchie conoscenze in visita nuziale, la relazione tra Marco e Seba sembra procedere verso il meglio.
Quello che non si aspettano, è che la loro realtà venga ribaltata all’improvviso da un’invasione nemica e distrutta per sempre.
O forse no.
Ding. Ding. Ding. Diiiiing. Diiiiing. Diiiiing. Ding. Ding. Ding.
Link di acquisto su Amazon (ebook): https://www.amazon.it/dp/B084QL8TSR
Link Goodreads: https://www.goodreads.com/book/show/51223403-l-agenzia
Sito: https://luxlab.weebly.com
Non vi attira?
Io vorrei averlo già letto! Sono così curiosa! E spero tantissimo di vedere, anche solo di sfuggita, Daniele e Alessandro! Oh, e voglio scoprire altre porte dell’hotel tra i mondi!
Mamma mia quante cose abbiamo ancora da scoprire!!!!

Adesso vi lascio un piccolo, circa, incipit, per farvi venire ancora più voglia di leggerlo!!!!
Alvise entrò in ufficio con tanta furia che la porta sbatté contro la parete, poi sbatté di nuovo richiudendosi.
“Capo! Capo!”
Gabriele Scarpa, direttore dell’Agenzia, regione Veneto, sezione “Serenissima” di Venezia e terraferma, alzò i piccoli occhi celesti dall’oroscopo sull’ultima pagina del Gazzettino – Urano in opposizione, problemi di soldi – e strizzò le sopracciglia.
“Cossa ghe xé?”[1] bofonchiò. Aveva gli occhiali sulla punta del naso e i pochi capelli come sempre ben leccati sulla testa.
“C’è una barca fantasma in bacino!”
Scarpa sbatté le palpebre, poi sbuffò. “Ghe xé sempre na barca in bacino, Alvise, te go dito di non star a disturbarme a meno che non sia, cossa ne so, il Titanic!”[2]
“Ma capo! È la Costa Concordia! Xé cascai[3] tutti i ponti radio con la Giudecca, gli alberghi hanno già rotto le palle ai carabinieri e Visentin mi ha chiamato per avvertirci…”
Scarpa mise giù l’oroscopo, scornato, e si sfilò gli occhiali da lettura.
Era un uomo sulla cinquantina mal portata, con una panzotta rotonda e brutti baffi radi. Era invecchiato male facendo un lavoro poco riconosciuto. Scoccò un’occhiataccia ad Alvise, il ragazzo che gli faceva da assistente.
“Ostrega, portime il numero de Visentin, e co ti ghe xé, portime anca un caffé,”[4] biascicò pesantemente, e poiché il ragazzo non si muoveva incalzò, “e movite che el sol magna e ore!”[5]
Alvise scappò al trotto, facendo sbattere la porta altre due volte.
Ottenuto il caffè, Scarpa allungò i piedi sotto la scrivania e incrociò le caviglie, poi fece il numero della caserma dei carabinieri giù in Campo San Zaccaria e chiese di parlare col Brigadiere Alberto Visentin.
“Visentin.”
“Oi vecio, come semo?”[6]
“Ah, Lele,” rispose l’altro, con tono asciutto e circospetto. Scarpa sentì dei rumori di sottofondo, poi il chiudersi di una porta e infine la voce di Visentin molto più attutita. “Alla buon’ora.”
“Ciò, si nessuni me dise e robe, come fasso mi a saver.”[7]
Il silenzio di Visentin dall’altro lato della cornetta diceva tutto – stava alzando gli occhi al cielo.
“Lele, infatti te lo sto dicendo io. Ti ho anche mandato un messaggio su Telegram stamattina presto. Tutti gli alberghi in Riva degli Schiavoni hanno perso i ponti radio e non possono lavorare, metà dei pos di Venezia è fuori servizio e le antenne tv sono impazzite, prende soltanto TV2000 con la messa.”
“Ti dovaressi saverlo che el teefono no ciapa qua dentro, comunque, cossa ghe xé? Go il toso tutto miscià.”[8]
“Mi dispiace per Alvise, ma ti assicuro che è un degheio[9] anche qui da noi. Lo sai com’è la gente, sì? Appena qualcosa non funziona iniziano a prendersela con chiunque.”
“Almanco[10] non se la prendono con noialtri,” considerò Scarpa. “Ma in dettaglio?”
Si mise a sedere più dritto e si sfilò gli occhiali. Quando iniziava a parlare in italiano voleva dire che l’interlocutore aveva tutta la sua attenzione e che era molto concentrato. La cosa sortiva un effetto spaventoso, di cui Scarpa faceva largo uso.
“Questa mattina la guardia costiera ci ha avvertito dell’arrivo di una grande nave,” disse Visentin, leggendo evidentemente da un rapporto che aveva sotto gli occhi. “Non era previsto nessun attracco, abbiamo subito pensato a un cavo rotto o un rimorchiatore in panne.”
“No saria neanche ea prima volta,[11]” bofonchiò Scarpa, poi scosse la testa. “Vai avanti.”
“Abbiamo mandato una nostra pattuglia, ma alla stazione marittima non c’era nessuno. Niente. Neanche a Tronchetto. Zero. Siamo rientrati e ho tenuto un occhio aperto perché lo so che c’entrate voi quando ci sono cose inspiegabili.”
“Intanto inspiegabile ti tio disi a to sorea.”[12]
“Sii serio, Lele.”
“Sono serissimo. Ho già perso un’ora per questa storia e non so cosa dire ai miei,” rispose il direttore della Serenissima, infastidito. “Non ho tempo per l’isteria dei civili, ho bisogno di sapere se ci sono feriti, danni gravi o qualcosa che possiamo fare.”
Visentin sorrise distintamente.
“Cossì ti me piasi,[13]” disse il brigadiere. Era evidente che non fosse abituato a parlare in dialetto, ma l’uso della parlata confidenziale ebbe il potere di calmare l’irritazione di Scarpa. “Ti mando tutto quello che ho in mano al momento. Solito modo.”
“Sprissetto stasera[14]?”
“Gioca la Reyer, me spiase.”[15]
“Ah, te ga rason. Bon se sentimo, eh?”[16]
Dopo qualche convenevole, Scarpa mise giù la cornetta e aspettò che arrivasse il materiale promesso da Visentin.
La mail giunse puntuale dopo qualche minuto, con tanto di fotografie allegate. Il messaggio era assolutamente incomprensibile – lettere e numeri mischiati in una macedonia senza senso.
Scarpa non si scompose. Attaccò sbuffando una vecchia stampante ad aghi e si assicurò che ci fosse abbastanza nastro, poi stampò la pagina e se la portò a un’altra scrivania, inforcando nuovamente gli occhiali.
La “scrivania” supplementare era in realtà il mobiletto di una vecchia Singer, abbandonata lì dall’ex Dipartimento delle Maschere verso la fine degli anni ‘60.
L’Agenzia della Serenissima sorgeva in un angolo riparato dell’Isola delle Grazie, in rovina da quasi vent’anni, ma era già in funzione quando ancora era in attività l’ospedale per le malattie infettive – un’ottima copertura a sentire Scarpa, che all’epoca si era finto un impiegato amministrativo.
Il Dipartimento delle Maschere era stato l’idea geniale di un ex direttore caduto in rovina, che aveva pensato di ricreare nel piccolo dell’ambiente veneziano il Department of Disguise della CIA, con risultati a dir poco carnevaleschi. Almeno il bel mobiletto intarsiato della Singer era rimasto lì, virtualmente inamovibile per via della macchina da cucire in ferro massiccio custodita al suo interno.
In cima al mobiletto c’era un altro magnifico residuato bellico – una macchina Enigma.
Scarpa prese il cifrario del giorno, cercò la lettera di controllo corretta e poi iniziò a inserire il testo bislacco della mail ricevuta all’interno della macchina, ottenendo di lì a poco un messaggio scritto in italiano, per quanto telegrafico. La nave da crociera che aveva attraversato il Bacino di San Marco era incorporea. Non si trattava di una nave sfuggita al rimorchiatore come accaduto mesi prima alla MSC Opera, o di uno sbandamento come era invece successo alla Costa Deliziosa. Questa invece era una proiezione della Costa Concordia, trasparente e priva di sostanza ma ben visibile.
Ovviamente non era una nave fantasma.
Scarpa controllò le foto, lesse con fastidio crescente il nome della nave sulla fiancata, poi afferrò il telefono con stizza e chiamò il Dipartimento Ricerche.
“Zanet! Gavemo bisogno del Cocktail! No, niente ma! Avanti col Cristo che la procesion se ingruma!”[17]
Mise giù con forza, poi rialzò il telefono e compose il numero della Centrale Operativa, travestita da gabbiotto di visite guidate a Murano, Burano e Torcello a due passi dal colonnato del Palazzo Ducale a San Marco.
“Vianeo, dove ti xé? Vié qua, semo ciapai coe bombe! Movite!”[18]
Finite le telefonate, Scarpa tornò alla sua poltroncina e vi si calò con soddisfazione.
Per quanto borbottasse come una pentola di fagioli e sognasse il momento della pensione, l’azione era il suo pane quotidiano e lo faceva sentire giovane.
Tutto tronfio, tornò a leggere il suo oroscopo – Urano sempre in opposizione – in attesa che gli agenti convocati si presentassero nel suo ufficio.
[1] Che c’è?
[2] C’è sempre una barca in bacino, Alvise, ti ho detto di non disturbarmi a meno che non sia, che ne so, il Titanic!
[3] Sono caduti
[4] Poffarbacco, portami il numero di Visentin e già che ci sei, portami anche un caffé
[5] E sbrigati che non c’è tempo
[6] Ehi amico mio, come stai?
[7] Eh ma se nessuno mi dice le cose come faccio a saperle?
[8] Dovresti saperlo che qui dentro il telefono non prende, comunque, cosa è successo? Il ragazzo è tutto sottosopra.
[9] Delirio
[10] Almeno
[11] Non sarebbe neanche la prima volta
[12] Intanto inspiegabile lo dici a tua sorella
[13] Così mi piaci
[14] Beviamo uno spritz stasera?
[15] Mi dispiace
[16] Ah, hai ragione. Va bene, ci sentiamo, eh?
[17] Zanet! Abbiamo bisogno del cocktail! No niente ma! Datti una mossa!
[18] Vianello, dove sei? Vieni qua, siamo presi malissimo! Muoviti!
Allora, avete letto questa meraviglia?
Ricordate, il pre-order è già attivo e dal 7 marzo sarà nei vostri dispositivi elettronici!
